venerdì 14 marzo 2014

ERRORI ARGOMENTATIVI DA EVITARE: manuale per una sana conversazione

Le fallacie sono errori nascosti nel ragionamento che rendono le argomentazioni non valide dal punto di vista logico. Il termine fallacia deriva dal latino fallere che significa ingannare. Il più delle volte vengono utilizzate di proposito, con l’intento di ingannare e/o persuadere l'interlocutore e convincerlo del fatto che chi parla abbia ragione. Altre volte, invece, sono errori che commettiamo tutti noi quando discutiamo con qualcuno, senza accorgerci che rendono illogico il nostro ragionamento.
Questo è l'elenco delle fallacie logiche più comuni:

Argumentum ad verecundiam (Appello alle autorità): Il fatto che qualche persona importante condivida le tue idee non vuol dire che le tue idee siano vere.

- "A" è un’autorità nel campo della medicina. 
- "A" afferma che dio esiste.
- Se lo dice "A" allora è vero.
Il fatto che "A" sia un'autorità nel campo della medicina, non vuol dire che lo sia in ogni campo.

Argumentum ad populum (Appello alla massa): Il fatto che molte persone condividano la tua idea non rendono vera la tua idea.

- La maggior parte delle persone crede in dio.
- Allora dio esiste.
Il fatto che molte persone credano in qualcosa, non rendono quel qualcosa esistente e, soprattutto, la credenza popolare non è una prova.

Straw man argument (Argomento dell'uomo di paglia): Confutare un argomento dell'avversario, riproponendolo in maniera esagerata, mettendogli in bocca parole che non ha mai detto, con lo scopo di confutare più facilmente la sua tesi.

- A: La chiesa dovrebbe fare qualcosa per fare cessare la pedofilia clericale.
- B: I preti non sono tutti pedofili, non puoi fare di tutta l'erba un fascio
"A" non ha mai detto che i preti sono tutti pedofili e "B", sostituendo il concetto con uno simile, cerca di smontare l'affermazione di "A".

Post hoc ergo propter hoc (dopo di questo, quindi a causa di questo): Pensare che un evento ne causa un altro semplicemente perché la causa proposta è capitata prima dell’effetto proposto.

- Ho vinto al lotto dopo che il parroco mi ha benedetto casa.
- Quindi è merito della benedizione.
Non ci sono prove adeguate per affermare che se A capita prima di B, allora A è la causa di B.

Argumentum ad hominem (argomento contro l'uomo): Invece di dimostrare la falsità di un'affermazione, si attacca la persona che la sostiene.

- "A" dice che il matrimonio dovrebbe essere un diritto esteso a tutti, anche a chi non è etero.
- "B" attacca "A" su un qualcosa di personale e irrilevante, discreditandolo.
- Quindi l'affermazione di "A" è sbagliata.
I comportamenti di una persona, nella maggior parte dei casi, non hanno un legame con la verità o la falsità della tesi che cerca di esprimere.

Nessun vero scozzese (Antony Flew, la petizione di principio): Fare un appello alla purezza quando la propria tesi è stata demolita, con l’obiettivo di creare nuovi criteri.

- A: Tutti i credenti sono contro tutte le discriminazioni.
- B: Mio zio è credente ma non sopporta i gay.
- A: D'accordo, ma tutti i VERI credenti sono contro tutte le discriminazioni.
Inutile dire "io sono un VERO credente e quell'altro no", possono esserci persone che compiono atti sgradevoli che condividono la tua fede e potrebbero dire di te la stessa cosa.

Argumentum ad ignorantiam (Appello all’ignoranza): Si basa sull'affermare che una tesi è vera solo per il fatto che non è stata provata la sua falsità o viceversa, in pratica l’onere della prova viene messo dalla parte sbagliata.

- Non puoi provare che dio non esista, quindi esiste.
Il fatto che ancora non si conoscano le cause di un evento non significa che esse siano attribuibili a dio.

Tu quoque: Fare notare che la persona non è coerente con quello che dice, criticandone l'integrità e non la sua presa di posizione.

- A: È moralmente sbagliato obbligare una donna a portare a termine una gravidanza
- B: Ma se tu hai deciso di partorire, come fai ad essere favorevole all'aborto?
Il fatto che le azioni della persona non coincidano con il suo ragionamento, non rende il ragionamento sbagliato.

Colpa per associazione (Errore della cattiva compagnia): rifiutare un'affermazione semplicemente perché viene mostrato che persone che non ti piacciono l'accettano.


Chiaramente esistono altre decine di fallacie, ma credo che questi siano gli errori argomentativi più comuni.

martedì 11 marzo 2014

MOVIMENTO 5 STELLE: UN'AZIENDA PRIVATA CON IMPIEGATI PAGATI DA NOI

Leggo direttamente dal NON STATUTO del Movimento 5 Stelle:

ARTICOLO 3 – CONTRASSEGNO 

Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso.
Il Movimento 5 stelle è l'unico partito che non ha un leader, ma un proprietario che, ovviamente, non può essere cacciato. 

 ARTICOLO 1 – NATURA E SEDE 

Il “MoVimento 5 Stelle” è una “non Associazione”. Rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nel blog www.beppegrillo.it. 
La “Sede” del “MoVimento 5 Stelle” coincide con l’indirizzo web www.beppegrillo.it.  I contatti con il MoVimento sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica  all’indirizzo MoVimento5stelle@beppegrillo.it. 
Chissà se esiste un altro partito al mondo con un sito pieno di pubblicità e i cui guadagni non finiscono nelle casse del partito ma nelle tasche del proprietario? Perchè qui, l'unico a godere economicamente degli introiti della piattaforma ufficiale del movimento, è solamente uno: Beppe Grillo.
E dalle elezioni del 2013 c'è stata una vertiginosa crescita del lettori del suo blog. Più lettori, più guadagni.

Il Movimento 5 Stelle è un'azienda privata con dei dipendenti in parlamento, che lavorano per Grillo (e Casaleggio), pagati dallo Stato, cioè da noi. 


E voglio precisare per l'ennesima volta che Io non metto in dubbio la sincerità e l'onestà di molti simpatizzanti animati da ottime intenzioni, molto probabilmente spinti dall'idea iniziale del movimento, io dubito solo del comportamento di Grillo (e di Casaleggio).


sabato 8 marzo 2014

IO EX TRASTRONG: AVEVO UNA PAGINA FACEBOOK.

- Coglione
- Testa di minchia
- Frocio
- Sapessi chi sei ti spezzerei le gambe
- Non capisci un cazzo
- Finocchio
- Fatti una vita
- Pusillanime
- Evita di sparare cagate
- Figlio di troia
- Tua madre doveva abortire


A me non piace la stracciatella. Giuro, mi risulta immangiabile...solo che non insulto i gelatai che la producono. Semplicemente evito di mangiarla...
Da qualche annetto scrivo i miei pensieri in forma del tutto anonima su Facebook. Mi piace che molta gente scelga volontariamente di leggermi, davvero. Sapere di essere apprezzato come persona, devo dire che è una bella sensazione.
Poi l'anonimato mi aiuta parecchio:
- posso veramente scrivere ciò che penso
- se sbaglio posso tranquillamente ammetterlo senza la paura che venga sminuita la mia persona (che è una cosa che preoccupa molti)
- amplifica la mia onestà intellettuale
- posso confrontarmi senza la paura di ritrovarmi con qualche esaltato al cancello di casa (credetemi se vi dico che è difficile capire la differenza tra un troll e un estremista).
Una cosa a cui non mi sono mai abituato sono gli insulti e le minacce. Anche se nessuno sa il mio vero nome, sono comunque una persona. Educata, aggiungerei. Vi prego di non confondere la mia categoricità con l'arroganza. Per anni sono stato coperto dai peggiori insulti e non ho mai reso il favore praticamente a nessuno. Ora voi potreste dire che chi decide di aprire una pagina, poi non deve rompere i coglioni se riceve delle critiche. E avete pure ragione. Solo che io non mi lamento delle critiche; cazzo, sono io il primo a criticare ciò che non mi piace. Posso mai lamentarmi di un qualcosa in cui eccedo? Assolutamente no. Oggi non sopporto più chi mi insulta, chi mette in dubbio la mia onestà e la mia moralità, chi si sente offeso perchè su un argomento non la pensiamo allo stesso modo, chi mi minaccia. Tutto ha un limite e con me il limite è stato passato da un bel po'.
Quale persona sana di mente continuerebbe a scrivere se poi, invece di un normale confronto, si trova davanti a gente capace solo ad insultare? Chi cercherebbe di spiegare il proprio punto di vista a degli orsi in uno zoo? Il mio non è un lavoro, ma un piacere personale. Se finisce il piacere, rimane solo una grandissima perdita di tempo. Purtroppo.

venerdì 7 marzo 2014

IL PROBLEMA DELLA LIBERTÀ

Il problema con la libertà è che permette alle persone di fare cose che a noi non piacciono. Cose che offendono la nostra sensibilità.
Se un qualcosa non ci piace lo definiamo immediatamente indecente. Un bacio tra due uomini diventa subito un'azione immorale, un'azione che nessuna persona decente dovrebbe fare. Le azioni che urtano la nostra sensibilità, sono azioni che a nessuna persona andrebbe permesso di farle. Proteggiamo i nostri personalissimi sentimenti, la nostra libertà di non essere offesi, limitando la loro libertà di fare le cose che ci offendono.
La libertà non segue la nostra personalissima morale. Per me è sbagliato credere in un'entità superiore. Vedere persone che cercano di giustificare i crimini commessi dalla chiesa cattolica mi fa incazzare ma, effettivamente, non invadono la mia vita, non mi recano alcun danno. Fanno queste cose perché credono che la morale cattolica sia effettivamente quella giusta, perché è parte della loro ricerca della felicità (anche se il difendere l'indifendibile è oggettivamente un'idiozia).
Questa è la cosa più difficile da mandar giù. Se giustamente permettiamo alle persone di essere libere, allora dobbiamo accettare il fatto che queste persone potrebbero fare delle cose che ci fanno incazzare. E non dobbiamo/possiamo fare niente per evitarlo. Non possiamo pensare di controllare la vita degli altri o che gli altri si comportino come piace a noi. Bisogna punire le persone che commettono un crimine, ma dobbiamo anche capire che molte cose che noi criminalizziamo, in realtà, non infrangono nessuna legge. Semplicemente non ci piacciono. Non fanno male a nessuno se non a loro...e in molti casi non fanno male a nessuno.

domenica 2 marzo 2014

MADRE TERESA DI CALCUTTA: IL TOPO ALBANESE

Madre Teresa di Calcutta, al secolo Anjeza Gonxhe Bojaxhiu è stata una religiosa albanese di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Ritenuta santa già da viva grazie a una sagace operazione di marketing, fu beatificata a tempo di record il 19 ottobre 2003 (6 anni dopo la sua morte).
“La protettrice dei poveri” in realtà, li costringeva a vivere i loro ultimi giorni in un ospedale privo di ogni comfort, nonostante le offerte miliardarie provenienti da ogni parte, specie da bancarottieri e dittatori sanguinari.
La qualità delle cure infatti, è stata criticata dalla stampa medica (fra cui il The Lancet e il British Medical Journalche hanno riferito il riuso degli aghi delle siringhe, le cattive condizioni di vita – per via ad esempio dei bagni freddi per tutti i pazienti – e un approccio antimaterialista che impediva delle diagnosi sistematiche).
Nel 1991 il direttore di “The Lancet”, il dottor Robin Fox, dopo aver visitato la clinica di Calcutta la descrisse disorganizzata e in mano a suore e volontari senza esperienza medica, senza medici e senza distinzioni fra malati inguaribili e malati con possibilità di guarigione, che comunque rischiavano sempre più la morte per le infezioni e la mancanza di cure.
Anche lo scrittore indiano Aroup Chatterjee e la rivista Stern (che nel 1998 pubblicò un articolo fortemente critico su Madre Teresa, dal titolo “Madre Teresa, dove sono i tuoi milioni?” frutto di una inchiesta durata un anno) hanno avanzato dubbi sul reale impatto delle opere di Madre Teresa.
Aroup Chatterjee in particolare si è mostrato molto polemico nel suo libro Mother Teresa: The Final Verdict, criticando le azioni e le pubbliche dichiarazioni come la posizione antiabortista, l’estrema semplicità delle pratiche mediche del suo ordine che, per esempio era poco incline al trattamento del dolore.
Anche Michaël Parenti, figura conosciuta del movimento progressista nordamericano, ha criticato le sue relazioni con alcuni personaggi quali Keating o “Baby doc”, il dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier. Secondo lui madre Teresa avrebbe usato soprattutto per se stessa le donazioni raccolte
Sanal Edamaruku, Segretario Generale dell’Associazione Razionalista Indiana, ritiene che l’ordine di madre Teresa sia molto poco attivo nella lotta contro la miseria indiana. Secondo lui, Madre Teresa avrebbe imbrogliato un grande numero di donatori benintenzionati nascondendo le sue relazioni con i dittatori così come si distingueva nella scarsa visibilità alla destinazione dei fondi raccolti
Christopher Hitchens ha fortemente criticato Madre Teresa per la mancanza di trattamenti sanitari nei confronti dei malati – specialmente bambini – in cura presso di lei e il suo incoraggiamento ad accettare la povertà e la miseria: Hitchens, nel suo documentario per Channel 4, mostra Madre Teresa che dice a un moribondo «Stai soffrendo come Cristo in croce, di sicuro Gesù ti sta baciando!», e lui che risponde «Per favore digli di smettere di baciarmi».
Nel giugno del 2001, Hitchens fu chiamato da padre David O’Connor dell’Arcidiocesi di Washington a rendere la sua testimonianza nella causa di beatificazione di Madre Teresa, a svolgere cioè quel ruolo che prima, fino al 1983, era detto dell’Avvocato del Diavolo. Ecco una parte della sua dichiarazione:
“…ero arrivato alla conclusione che fosse non tanto un’amica dei poveri quanto un’amica della povertà. Lodava la povertà, la malattia e la sofferenza come doni dall’alto, e diceva alle persone di accettare questi doni con gioia. Era adamantinamente contraria alla sola politica che abbia mai alleviato la povertà in tutte le nazioni – e cioè dare potere alle donne ed estendere il loro controllo sulla propria fertilità. La sua celebre clinica di Calcutta in realtà non era che un ospizio primitivo, un posto dove la gente andava a morire, un luogo dove le cure mediche erano poche, quando non addirittura inesistenti Aveva fatto amicizia con tutta una serie di ricchi truffatori e sfruttatori, da Charles Lincoln della Lincoln Savings & Loans, alla ripugnante dinastia Duvalier di Haiti, accettando da entrambi generose donazioni di denaro che in realtà era stato rubato ai poveri.”